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La Storia del Ponte

La prima area di ristoro

Nel 1947 nasce quella che sarà la prima area di sosta e ristoro autostradale in Italia: lo spaccio Pavesi, dove chi viaggia può mangiare e bere al banco, accomodarsi ai tavolini e acquistare ottimi biscotti confezionati in piccole porzioni, altra novità, poiché all’epoca i biscotti venivano venduti sfusi o in scatole di latta.
Questo progetto fa incontrare due grandi personalità: Mario Pavesi, imprenditore intuitivo e brillante e Angelo Bianchetti, giovane architetto noto per l’esperienza nel campo degli spazi espositivi e delle «architetture pubblicitarie». Il sodalizio è un successo. Ispirati dalle grill room presenti in gran numero sul territorio americano, i due geni della comunicazione creano, lungo l’autostrada Milano-Torino, all’altezza di Novara un luogo di riposo dedicato a tutti gli automobilisti che, ben felici della trovata, accorrono in massa in questo chiosco-ristorante dall’aspetto insolito.

  • Industrializzazione ed emigrazione verso Nord

    Industrializzazione ed emigrazione verso Nord

    Con l’industrializzazione, le grandi fabbriche del Nord attirano un’emigrazione fitta e costante. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta intere famiglie si trasferiscono soprattutto a Torino, a Milano e nel Nord-Est, sradicandosi dalle regioni d’origine per trapiantarsi in situazioni climatiche e umane del tutto diverse. Persone che non avevano mai cambiato panorama, nascendo e vivendo nello stesso angolo d’Italia, adesso affrontano viaggi lunghi o lunghissimi. Bambini nascono e crescono in regioni diverse da quelle dei genitori, si formano nuove coppie unite dal luogo di residenza ma non da quello d’origine. Si miscelano accenti, abitudini, ingredienti. Tradizioni locali vengono esportate e inevitabilmente riadattate, rimescolate, rinnovate. Ci si prepara ad una nuova idea d’Italia.
  • Il processo di americanizzazione

    Il processo di americanizzazione

    Nel corso del secondo conflitto mondiale Pavesi ha visto la gente patire la fame e ha visto anche la gioia con cui venivano accolti i doni alimentari che i soldati americani distribuivano a piene mani. Questo primo contatto con la modernità e la ricchezza americana affascina totalmente l’imprenditore, che andrà oltreoceano alla ricerca di nuove idee, ma non solo: gli italiani sono ammaliati dall’American Way of Life. Nel costume nazionale entra l’uso dei blue jeans, arrivano le sigarette Camel e Marlboro, il rock’n roll; Renato Carosone ironizza cantando Tu vuo’ fa l’americano (1957).
  • Angelo Bianchetti, lo spirito creativo

    Angelo Bianchetti, lo spirito creativo

    Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1934, Angelo Bianchetti, dopo numerose esperienze nell’ambito degli spazi espositivi e delle «architetture pubblicitarie» viene ingaggiato da Mario Pavesi per la realizzazione di numerosi progetti tra cui il primo chiosco autostradale a Novara. Un edificio ad un solo livello che presentava, quale elemento architettonico distintivo, un grande arco senza alcuna funzione strutturale che ne sottolineava la presenza anche a distanza. Lo spazio aveva dimensioni ridotte ma introdusse alcune importanti innovazioni come l’adozione, in modalità pianificata, di una strategia in cui l’architettura viene utilizzata come supporto comunicativo. Altro importante ruolo lo riveste l’arcata pubblicitaria posta a cavallo dell’autostrada, un’idea dal forte spirito funzionale e creativo.
  • Mario Pavesi, inquietudine e genio

    Mario Pavesi, inquietudine e genio

    Nato nel 1909 e nato da un falegname, Mario Pavesi, dimostra fin da giovanissimo il suo spirito imprenditoriale aprendo una panetteria propria. Il suo istinto da venditore lo porta a produrre dolci, in particolare i Biscottini di Novara, e a consegnarli casa per casa in bici e poi su un camioncino. Ma venti di guerra incombono sull’Italia e così Pavesi, come molte altre aziende alimentari italiane, si riconverte per approvvigionare l’esercito e, con discrezione, anche i partigiani di montagna. Finito il conflitto l’imprenditore torna alla sua fabbrica di biscotti in cerca di nuove idee: comincia così l’avventura che lo porterà ad aprire il primo punto di ristoro autostradale in Italia a Novara, a cui ne seguirono molti altri, sempre perfettamente riconoscibili dallo stile unico delle strutture e dal marchio Pavesi che campeggia sulla struttura.

Il ponte diventa realtà

La proficua collaborazione tra Pavesi e Bianchetti continua negli anni e li vede di nuovo protagonisti di un ambizioso progetto: la costruzione della primo punto di ristoro autostradale a ponte. Si trova a Fiorenzuola d’Arda e si ispira ad un’idea traghettata dagli Stati Uniti dove l’architetto aveva notato queste imponenti strutture a ponte, da lui rinominate “transatlantico”. Questo prototipo, grazie alla razionalizzazione del processo produttivo, venne realizzato in appena quattro mesi, valendo a Bianchetti la medaglia d’oro del 9° Premio Nazionale della Pubblicità, e gettò le basi per la costruzione del Ponte a Novara nel 1962, il ristorante ponte, all’epoca, più grande del mondo. La struttura misurava ben 90 metri di lunghezza, 16 di larghezza per un’altezza di 18 metri. di Poteva servire 1200 pasti l’ora, calcolando una durata media di 20 minuti per pasto. Viene approfondito dettagliatamente lo studio sull’illuminazione interna al fine di creare un’atmosfera distensiva e riposante, il luogo perfetto per una pausa dopo ore alla guida.

  • E venne l'ora di Carosello

    E venne l'ora di Carosello

    Il noto siparietto d’intrattenimento pubblicitario in bianco e nero, trasmesso quotidianamente sul Primo Canale Rai dalle 20,50 alle 21, è stato un’istituzione con indici di ascolto praticamente pari al numero (sempre crescente) degli apparecchi televisivi presenti nelle case degli italiani. La televisione ha alfabetizzato e unificato l’Italia non meno di Cavour e Carosello (in onda dal 1957 al 1977) ha fatto il suo nel generare e nell’uniformare gusti, abitudini, emozioni e attese dei telespettatori. Lungi dall’essere soltanto l’usignolo del progresso, la comunicazione pubblicitaria introduce vere e proprie narrazioni: scenari esistenziali proposti come veri, possibili e allettanti, dei quali si desidera entrare a far parte.
  • Un'automobile per tutti

    Un'automobile per tutti

    Nel corso degli anni Cinquanta il governo italiano decide di potenziare i trasporti su ruota. Sono le strade asfaltate di lunga percorrenza a indirizzare e a specificare il cambiamento nelle vie di comunicazione. Le automobili ci mettono ben poco a diventare le caravelle individuali di ogni italiano per andare dove si vuole, o si deve, da soli o in compagnia selezionata. Avere un’automobile, sia pure un’utilitaria, diventa uno scopo di vita e una certificazione di status. Vista anche la spesa ingente sostenuta per acquistarla, si fa sempre più imperiosa la voglia di «andare in auto», di trattarla come un complemento abituale della presentazione di sé. Il boom nell’acquisto delle auto porta l’Italia a dotarsi sempre maggiormente di autostrade tra cui la Milano-Torino, sorta nel 1932, ampliata nel 1953 e, per esigenze di traffico crescente, raddoppiata nel 1962.

Inizia l’era Autogrill

Gli anni settanta vedono un cambio radicale nei costumi degli italiani. Nella quotidianità si affermano i supermercati, un sogno suddiviso per scaffali in cui acquistare tutto ciò che si desidera. La vita diventa veloce, anche a tavola, con l’avvento dei fast food e le pietanze perdono le loro connotazioni territoriali: il cibo è cibo del mondo. Le soste nelle aree di ristoro sono mordi e fuggi e l’idea, paventata nel 1977, di creare a Novara un piano motel, non trova seguito. Nello stesso anno nasce il gruppo Autogrill S.p.A. in cui confluiscono i marchi di Alemagna, Motta e gli autogrill Pavesi.

  • Fast and Slow food

    Fast and Slow food

    L’evoluzione alimentare attraversa gli anni Ottanta, Novanta, Duemila: dai fast food ai fusion, dai precotti ai surgelati, dalle conserve industriali ai sughi pronti, dal sottovuoto al liofilizzato, dal catering al delivery. Questo fenomeno vedrà però, d’altro canto, germogliare un desiderio sempre più accentuato sul versante opposto: lo slow food, le tradizioni (quanto più possibile) genuine, le specialità regionali, gli alimenti a chilometro zero, confezionati artigianalmente, magari in involucri numerati. Accanto a loro, i vini DOCG, gli olii di fattoria, i formaggi e i salumi IGP, le verdure e la frutta di provenienza riconoscibile. La nuova o ritrovata percezione che mangiare non è soltanto un’esigenza fisiologica, ma è anche un rito umano sociale.
  • Cibo senza territorio

    Cibo senza territorio

    Gli anni Settanta sono il momento in cui il cibo spezza definitivamente (almeno, fino a tempi recentissimi) i propri vincoli col territorio. Da un lato, poiché tutti i cibi sono ormai accessibili tramite la grande distribuzione a larghe fasce di popolazione sull’intero suolo nazionale: il vincolo con le tradizioni locali viene soppiantato dall’acquisto come status symbol e segno di benessere raggiunto. Dall’altro lato, gli alimenti, così percepiti, distribuiti, acquistati e consumati, vanno perdendo efficacia nutritiva, identità sensoriale, continuità storica e alle effettive tradizioni locali del cibo e della cucina subentra sempre più nettamente un racconto collettivo che, sì, parla di saperi e di sapori antichi dello Stivale, ma della loro reale identità conserva poco.
  • Tutti al super-mercato

    Tutti al super-mercato

    In Italia il primo supermercato apre i battenti nel 1956. Questo nuovo luogo collettivo vive un’escalation inarrestabile e già nel 1982 se ne contano un numero pari a 1959. Tutto merito della “democrazia alimentare” introdotta dall’arrivo di nuove possibilità economiche: negli anni settanta si arrivano a consumare 3.000 calorie pro capite quotidiane e nel corso degli anni ottanta si stabilizza il consumo di carni. Il supermarket è il sogno suddiviso per scaffali ed espositori di ciò che si può avere e diventare, un disegno che si va rivelando man mano che si dispongono le merci prescelte nel carrello.

L’incendio e la ricostruizione

Nel 1984 un devastante incendio colpisce la stazione di servizio che viene rapidamente ripristinata e rinnovata. Il traffico aumenta in maniera esponenziale ma, al contrario di quanto previsto, l’esperienza nelle stazioni di servizio si abbrevia. Per attrarre nuovi consumatori, negli anni ’90, nascono La terrazza, ristorante con servizio al tavolo e il Freeflow, self service. Nel 1995 la famiglia Benetton diventa azionista di maggioranza di Autogrill S.p.A. e dà il via all’espansione verso l’estero. Dieci anni dopo, nel 2006, un nuovo guanto di sfida viene lanciato all’area di ristoro novarese: è la linea ad alta velocità (TAV) a insidiarla poiché nella sua costruzione coinvolge i due grandi parcheggi antistanti che subiscono alcune modiche lasciando, dopo intense trattative, completamente intatta la struttura storica del ponte.

Sul ponte sale Chef Express: il futuro è presente

Il 2017 rappresenta un grande punto di svolta per il luogo architettonico chiamato Ponte di Novara: viene rilevato da Chef Express che ha proposto un progetto dal forte impatto visivo ma non ambientale. Il nuovo architetto, che raccoglie la preziosa l’eredità di Bianchetti, è Massimo Iosa Ghini, scelto per ri-conferire a questo luogo l’importanza che merita nella mente dei viaggiatori e nel territorio italiano e per accompagnarlo nel futuro senza stravolgere il suo valore storico. Oggi il traffico è cambiato e sono cambiati anche i motivi della sosta in autostrada: se prima per la maggior parte dei clienti fermarsi era una scelta obbligata, una sosta tecnica per fare carburante o per obbedire alle necessità fisiologiche, adesso la dimensione della scelta, della preferenza, sta diventando preponderante. Per questo Chef Express vuole diventare il punto di riferimento per chi percorre la Milano-Torino realizzando un’area di ristoro che, nel fiume autostradale, diventa isola di quiete, di relax e di buon mangiare.

  • La scelta ecologica

    La scelta ecologica

    Il primo pensiero sul progetto architettonico è stato quello di introdurre importanti e necessarie scelte energetiche, trasmesse concettualmente ai viaggiatori grazie all’aiuto del materiale simbolo della ri-stilizzazione del Ponte: il legno. Le soluzioni proposte prevedono impianto fotovoltaico, risparmio idrico, riduzione dell’irraggiamento solare, risparmio energetico. L’illuminazione LED rende il locale suggestivo anche in piena notte e l’introduzione di un complesso sistema verde trasforma gli spazi regalando gradevolezza e ariosità ai visitatori. Sopra l’ingresso in listelli di legno campeggia un numero, l’1, ad indicare il primo di una lunga serie di nuovi punti ristoro innovativi ed ecologici.
  • La selezione gastronomica

    La selezione gastronomica

    Il Ponte di Novara secondo Chef Express prevede numerose e variegate proposte alimentari. Burgery by Roadhouse, l’offerta  di hamburger e tagli di carne «veloci» mutuati dall’esperienza di Roadhouse; Oltre Gusto, il raffinato ristorante su cui ha apposto la firma lo chef Roberto Valbuzzi; Moka Café, brandizzato Lavazza con una selezione di prodotti esclusivi per il punto vendita di Novara; Gourmé, con i migliori prodotti di salumeria IGP; Pomodoro & Mozzarella, in cui l’antica Pinsa Romana diventa la protagonista; Juice Bar, l’angolo delle scelte veloci ma sempre fresche e salutari. Ce n’è davvero per tutti i gusti in questo Ponte dove la sosta si trasforma in piacere.
Chef Express - Ponte di Novara